Uno dei libri cardine che affronta lo studio dell’evoluzione e della trasmissione culturale è il famoso libro di Luigi Luca Cavalli Sforza “L’evoluzione della cultura“. Un libro che mi ha indignata, non per i contenuti (per carità), ma per l’ottusità che a volte vedo nei miei colleghi “culturali” (non che i “fisici” scherzino) o forse semplicemente, che ha permeato l’antropologia fino a poco tempo fa. Ora, l’idea principe, propugnata dallo stesso Cavalli Sforza, l’interdisciplinarietà, sembra sempre più pervadere lavori che vogliono affrontare veramente da un punto di vista olistico l’universo Uomo.
Trovo molto belle le parole di incitazione all’antropologia culturale che il famoso genetista delle popolazioni scrive “Se l’antropologia culturale si preoccuperà di studiare la trasmissione culturale avrà di fronte a sé molti decenni di sviluppo, come ne aveva la genetica nel primo cinquantennio del XX secolo. Ha bisogno naturalmente di comprendere la base fisico-chimica del funzionamento del cervello per capire come funziona nel produrre le idee […] nel frattempo, però, l’antropologia può fare molti progressi, come ha fatto la genetica […] Occorre studiare i meccanismi della trasmissione culturale con i mezzi di cui disponiamo, in attesa di arrivare a conoscere la chimica e la fisica delle idee, che seguirà strade nuove e porterà a capire i nostri misteri più profondi. Non vi è dubbio che lo studio della trasmissione culturale includa anche lo studio della persuasione. La trasmissione di qualsiasi novità comporta una fase successiva, molto importante, in cui avviene l’accettazione. Richiede quindi una comprensione dei meccanismi neurologici più importanti, quelli della motivazione profonda, che sono sostanzialmente ignoti ma sono chiaramente al centro degli interessi della neurologia moderna“.
Non vi ricorda qualcosa di molto vicino al marketing virale (avremo modo di sondare anche questo campo, non preoccupatevi)?
Intanto leggete pure la recensione del libro qui.
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