Antropologia alimentare 86 results
  • Macellazione rituale e macellazione laica: un po’ di chiarezza (please)

      La religione ebraica e quella musulmana prevedono che la carne, per potere essere lecitamente consumata dai propri fedeli, debba provenire da un animale macellato secondo alcune regole precise che vanno sotto la generica denominazione di “macellazione rituale-religiosa”. La macellazione rituale è divenuta recentemente oggetto di dibattiti e polemiche perché, secondo una larga parte dell'opinione pubblica e degli esperti, il rispetto delle regole religiose implica un incremento ...
  • Lievito (Saccharomyces cerevisiae) e società umana

    Perché un’antropologa sente il bisogno di parlare di Saccharomyces cerevisiae? In effetti fino a qualche anno fa ignoravo del tutto la sua esistenza anche se avevo a che fare con lui tutti i giorni sotto forma di pane, vino e quella poca birra che utilizzo per lo più per cucinare. Ma il motivo è nascosto proprio in questi alimenti quotidiani, che hanno accompagnato l’uomo dalla scoperta dell’agricoltura fino ai nostri giorni. Saccharomyces cerevisiae è un compagno storico dell’uomo, ...
  • Mappa cerebrale dei sapori, dieta e cervello, Homo erectus e la sua cucina

    Il numero in edicola di Le Scienze (Ottobre 2011) mi ha regalato, oltre alla solita godibile lettura, anche tre notizie di antropologia alimentare a firma del giornalista scientifico Giovanni Sabato. Ve le riporto, perchè veramente interessanti, buona lettura! Una discussa mappa cerebrale dei sapori Il gusto non funziona come l’olfatto. Ciascuno dei tanti tipi di recettori olfattivi risponde a una gamma di odori diversi, ed è la loro combinazione a identificare il singolo odore. Charles ...
  • L’archeologo e l’uva – vite e vino dal Neolitico alla Grecia arcaica di Patrick E. McGovern

    Sempre più spesso si sente parlare di mirabili scoperte archeologiche sul vino più antico: l’ultima lo data al 6100 a.C., collocando la sua “invenzione” in Armenia. Sicuramente il vino, è ancora più antico di questa datazione. C’è una differenza sostanziale tra vino del Paleolitico (da 2,5 milioni a 10.000 anni fa circa) e vino del Neolitico (dal 8.500 al 4000 a.C. Circa). Patrick E. McGovern lo racconta in questo suo libro: un’introduzione scientifica allo studio del vino in ...
  • #Barbera2: Vitico(u)ltura e Twitter

    Che cosa devi aspettarti quando un evento nasce su Twitter? Quando per mesi lo vedi nascere, crescere, arricchirsi seguendo sia Gianluca Morino @gianlucamorino che Monica Pisciella @Wineup trascinare tutti in un'avventura fatta di vino, territorio e persone? Ti aspetti una degustazione di 5 barbera piemontesi e 5 californiane introdotte da qualche accenno di antropologia, agronomia, enologia e sociologia. Ti aspetti le presentazioni appassionate dei produttori PDC Wines, Cascina Gilli, ...
  • Il caso della Melanzana ebrea ovvero #siamoalverde

    Da qualche giorno su Twitter è stato inaugurato un nuovo hastang #siamoalverde per evidenziare una discussione nata da una riflessione di Vittorio Rusinà aka @tirebouchon. Vittorio si chiedeva come mai, nella maggioranza dei ristoranti italiani, è difficile trovare ricette a base di verdure. La presenza di vegetali come contorno è indubbiamente presente, l'interrogativo riguardava proprio sulle verdure in quanto ricette  uniche, a sostituzione di un primo o di un secondo (se non di ...
  • La verità, vi prego, sulla dieta mediterranea #1

    La notizia che la dieta mediterranea è stata iscritta nei Beni Culturali Immateriali italiani dall'UNESCO, vittoria condivisa con Spagna, Marocco e Grecia, sinceramente mi ha alquanto perplessa. Non mi convincono né le motivazioni culturali né quelle biologiche (praticamente non considerate) alla base di questa scelta. Mi convince ancora meno questa politicizzazione di “patria alimentare”, che all'interno del bacino del Mediterraneo, crogiolo di popoli, lingue e saperi (oltre che ...
  • Gastronomia darwiniana

    Ci sono connessioni dinamiche fra le nostre predilizioni culinarie, i nostri geni, le diete dei nostri antenati e i luoghi che le nostre culture ancestrali hanno eletto come "casa"? Una domanda importante, che troppo spesso non si pongono i cultori dell'alimentazione, tralasciando che ogni singola cucina riflette la storia evolutiva di un particolare popolo nel suo far fronte alla disponibilità di piante e animali commestibili, alle malattie più frequenti, alla siccità, alle epidemie. Si ...
  • Una pinta di preistoria: il Lambic

    Se non mi fosse stato caldamente consigliato, non avrei partecipato all'incontro-degustazione del Lambic presso Bir&Fud. La birra non mi hai mai "sedotta", è difficile che ne ordini una solo per me, di solito ne rubo un pò a qualcuno che la ordina al tavolo... "Ma il Lambic è diverso, devi provarlo, è la bevanda che più si avvicina alla birra arcaica, per una che, come te, studia l'alimentazione, è un'occasione unica quella del 20 agosto". E' bastato solo questo per farmi incurio...
  • Pane e bugie di Dario Bressanini

    A dire la verità questo libro di Dario Bressanini mi ha alquanto confusa: non è una lettura facile, non per il modo in cui è scritto – per carità, anzi! – ma per l’opera di rieducazione alla quale sottopone. Si deve, in pratica, disimparare quello che si sapeva (o si dava per scontato) sul pianeta “alimentazione” e riprogrammare il cervello a un più duttile approccio alla materia contesa. Proprio così, contesa, perchè è questa la vera protagonista di questo volume: la ...
  • Del gusto cross-culturale, il Caso della guida Michelin

    la guida Michelin dedicata ad Hong Kong e Macao

    Incuriosita dal precedente post scritto in base al lavoro svolto da Thomas Miles ho voluto approfondire  meglio la questione relativa alla percezione del gusto in un'ottica cross-culturale, stavolta dedicata al cibo in generale e non soltanto al vino. Ho fatto una ricerca e mi sono imbattuta in un vecchio post di "Cognition and  Culture" che analizzava in tal chiave di lettura l'uscita in libreria dell'edizione della guida Michelin dedicata ad Hong Kong e Macao. La domanda che  veniva posta è se esistesse una guida Michelin valida universalmente... Mi sono subito intrigata! Ma qual'è, intanto, la genesi di questa famosa guida? Dopo la Prima Guerra Mondiale, si diffuse in Europa l'automobile: la tratta Parigi-Nizza, sulle strade francesi 6 e 7, divenne la più frequentata, stimolando la nascita di numerosi ristoranti lungo il percorso. Nel 1900 la Michelin, casa produttrice di pneumatici, pensò di stimolare il mercato dell'automobile creando una guida ai servizi per gli automobilisti, in regalo a chi acquistava pneumatici, con indicazioni di benzinai, gommisti, meccanici, ma anche monumenti e curiosità. Solo nel 1920 vennero aggiunti gli indirizzi dei migliori ristoranti e hotel in tutto il territorio francese, e la guida fu venduta come prodotto autonomo. Nacque anche la mascotte Bibendum (il famoso "omino Michelin"). Nel 1926 venne introdotta la prima stella per segnalare i migliori ristoranti di provincia, e con l'edizione 1931 si sviluppa il sistema delle tre stelle, esteso anche ai locali parigini. Da qui in poi l'evoluzione di questa guida non conosce limiti né di paese né di lingua. Negli ultimi anni poi, alla valutazione simbolica e numerica del ristorante si sono aggiunte descrizioni coincise dell'ambiente e dei piatti più originali e carte del paese  con indicazione dei ristoranti stellati. Fino ad ora la Michelin  ha limitato il suo campo di azione All'occidente, ora  nonostante le differenze con la cucina occidentale, la cucina cinese rappresenta una sfida interessante per gli  editor della Michelin. Si fa una certa difficoltà a pensare di poter imparare ad apprezzare (e valutare) una nuova tradizione culinaria  dimenticando quelle che sono le nostre avversioni da occidentali (relative a ricercatezze gastronomiche come possono essere per esempio le uova centenarie).Ci si chiede, quindi, se  i giudici della Michelin saranno in grado di valutare correttamente  i ristoranti di Hong Kong. Il disgusto è una disposizione universale. C'è una specifica espressione facciale e delle caratteristiche reazioni  psicologiche che lo identificano (se per esempio un oggetto ritenuto disgustoso entra in contatto con uno che non  lo è, quest'ultimo viene ritenuto contaminato, e quindi disgustoso). Il disgusto è un utile strumento psicologico  per degli onnivori quali sono gli esseri umani, ci permette infatti di imparare dagli altri quale cibo è  commestibile e quale no. Secondo gli studi condotti da Paul Rozin è dai 0 agli 8 anni che si sviluppa il nostro  senso del disgusto, dopo questo periodo ciò che è stato classificato come disgustoso resta tale per tutta la vita.  Il disgusto è un ottimo esempio di incapsulazione: si può tentare di bypassare le nostre avversioni, ma non si sa  bene per quale ragione, nulla ci convincerà pienamente che il cibo che si sta mangiando è commestibile se abbiamo anche lontanamente il dubbio che non lo sia. Il disgusto è  quindi sia universale che culturale. Come il linguaggio, è un meccanismo universale che ha bisogno di input  culturali. Il modo in cui funziona il disgusto può farci pensare che giudici che sono cresciuti nell'ambito della cultura  occidentale non possano essere in grado di giudicare e apprezzare pienamente la cucina cinese. Certo, c'è una cucina cinese per  gli occidentali, ma se la Michelin  scegliesse dei giudici cinesi la guida sarebbe di qualche utilità per un  pubblico occidentale? O c'è bisogno di una guida di Hong Kong per occidentali, un'altra per i cinesi e  probabilmente molte altre guide per ogni tradizione culinaria? Oggi il relativismo non è più un fattore empirico quanto una precauzione metodologica. Come Micheal F. Brow  suggerisce in un recente articolo di Current Anthropology, gli antropologi hanno cessato di aderire alla tesi  secondo la quale le persone vivono in mondi differenti e considerano il relativismo solo una modalità di sospensione  del giudizio per meglio osservare una credenza o una pratica all'interno del loro contesto di appartenenza.  Comunque sia, la cucina può essere uno dei pochi contesti nel quale il relativismo empirico è completamente valido.  Sembra che per la cucina  si viva in mondi differenti e non comparabili tra loro....
  • Vino e psicologia nella degustazione cross-culturale – L’Asia

    Jeanni Cho Lee, uno dei più importanti Master of Wine in Asia, sta dando vita ad un nuovo modo di comunicare il mondo del vino, e la sua degustazione, ai consumatori asiatici. Jeannie ha puntato l'attenzione, infatti, sui differenti tipi di approccio alla capacità di descrivere un vino e sul contrasto esistente tra i consumatori occidentali e asiatici. Per fare un esempio, poche culture asiatiche consumano bevande fredde durante il pasto. La tolleranza ai tannini varia ampiamente, ma in zone ...