Antropologia alimentare 86 results
  • Scintillante e purpureo: il vino nella Grecia antica

    di Sandra Busatta Gran parte della cultura moderna del vino deriva dagli antichi greci. La vinificazione da uve selvatiche esisteva fin dal tardo Neolitico a Dikili Tash, ma la domesticazione della vite si diffuse in Grecia solo nell'età del Bronzo Iniziale. Il termine "vino" deriva dal sanscrito vena 'amare', da cui viene anche Venus, Venere. Il sanscrito vena deriva da una radice proto-indoeuropea *win-o-. L'epica greca ha due parole per 'vino': [v]oinos e methy (methu). Nel contesto epico methy è indistinguibile da oinos, anche se in epoca più arcaica si riferiva all'idromele. Nella cultura minoica del II millennio a.C. il vino e il sacro toro erano collegati sotto forma di coppe potorie a forma di corno, i rhyta, o a forma di testa di toro. Durante il periodo miceneo il vino assunse maggiore importanza culturale, religiosa ed economica rispetto al vino di miele fiorente prima della cultura del vino, cui prestò personaggi e mitologie. ...
  • Tra rotaie e Albana: la storia della famiglia Casali

    a Nicola e Giuseppe Galasso

    Premessa: sono figlia di un ferroviere, e prima di mio padre anche mio nonno lo era (che sotto un treno ha perso una gamba), i treni sono di famiglia, quindi. Locomotive & Co. hanno costituito, dalla mia nascita fino ad oggi, una geografia sentimentale fatta di luoghi e persone, per me indelebili, nel bene e nel male. Ma, come di solito accade, la familiarità che si ha con un contesto rischia di darlo per scontato, così tra stazioni, carrozze, treni e viaggi il tempo è passato, cambiando le Ferrovie Italiane sotto i miei occhi, che faticano, oggi, nel riuscire a imprimere il paesaggio che scorre sempre più veloce fuori dal finestrino di un Frecciarossa. I treni moderni sono superaccessoriati, in poche ore ci permettono di viaggiare per l'Italia, da nord a sud (e viceversa), una vera comodità se si pensa che una tratta di 200 Km si percorreva in poco più di 4 ore a inizio Novecento. In più, sui nostri vagoni, godiamo di tutta una serie di servizi non così ovvi a quell'epoca. In questo post affronteremo quelli relativi alla ristorazione, sopra e fuori dal treno, a opera di una famiglia romagnola che ha fatto grande il nome non solo della propria Regione ma anche, e soprattutto, della capacità italiana di unire innovazione e gastronomia. ...
  • La retorica della Tradizione

    “La commemorazione tradizionalista riposa spesso sull'ignoranza del passato” (Néstor Garcìa Canclini)

    In vari post ho accennato, in maniera più o meno approfondita, allo scottante tema della tradizione. Ieri, leggendo su Facebook lo status di Luca Ferraro, viticoltore, mi sono resa conto di quanto invece sia importante fare il punto della situazione. Luca scrive:
    “Io adoro le tradizioni sia ben chiaro. Vorrei solo fare un piccolo inciso, la tradizione senza innovazione si chiama immobilismo”
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  • Dalla decadenza del brodo alla rivincita della polpetta

    La storia del brodo e delle polpette, uniti e poi divisi, eppure così profondamenti legati alle nostre origini alimentari, fino al trionfo della polpetta.
  • Jean-Louis Flandrin, storia del gusto e antropologia

    Una riflessione appassionante, tra gusto e  antropologia, tra storia e alimentazione, del grande storico francese

    I gusti intrattengono rapporti evidenti con le pratiche alimentari. Diciamo “mangio questo”, “cucino così”, “perché è buono”, “perché mi piace”. L'antropologo e lo storico, al contrario, tendono a dire che il gusto di ciascuno si è formato in base all'educazione ricevuta, e che la diversità dei gusti nazionali o regionali riflette la diversità delle pratiche alimentari. Del resto, in qualunque modo si rappresentino queste relazioni, chi voglia conoscere i gusti di una comunità umana si dedica generalmente allo studio delle sue pratiche alimentari, fenomeno oggettivo, relativamente facili da osservare. Si dà il caso, però, che il gusto non sia unicamente o semplicemente l'aspetto psicologico di comportamenti alimentari. ...
  • C’era una volta di Chiara Cesetti

    E' un sapiente intreccio di storie di vita, memorie e folklore questo libro di Chiara Cesetti. Anzi no, è un doppio intreccio in cui ogni tema del primo ordito si unisce a un secondo fatto di cucina, ingredienti e ricette. L'impegno di preservare dall'oblio la cultura alimentare di un territorio, quello della Maremma laziale, si sente forte e traspare in tutto il suo potere evocativo in perfetti cammei narrativi che segnano indelebilmente, nella memoria del lettore, le ricette. ...
  • Vino Kasher: sacralità, tradizione e modernità

    Tra cibo e religione esiste un rapporto indissolubile; per capirlo ci basta riflettere su un semplice fatto, il cibo nella storia dell’uomo non è mai stato considerato un prodotto umano, quanto piuttosto un dono, una concessione da parte di una forza creatrice, che di cultura in cultura è stata identificata in una o più divinità. Il cibo è dato all’uomo attraverso il rapporto con il sacro, e ancor oggi, specialmente durante le festività maggiori, la ritualità e il simbolismo dei piatti che siamo soliti preparare ce lo ricorda. ...
  • Le conseguenze impreviste della nascita dell’agricoltura – 2 parte

    Nel precedente post ci eravamo lasciati con una serie di domande su come il declino della salute mentale si possa collegare alla nascita dell'agricoltura. Per rispondere a questi quesiti Wells ci porta a Maria Gugging, qui si trova l'Ospedale psichiatrico dell'Austria inferiore. Un luogo di tristi ricordi per la storia della psichiatria, ma che oggi ospita lo Haus der Kunstler, o Casa degli Artisti, creata nel 1981. E' qui che sono stai condotti i primi studi sul rapporto esistente tra schizofrenia e arte, a beneficio dei pazienti ospitati in questa struttura. Il fondatore del centro, Leo Navratil, pensava che le menti degli schizofrenici e di altri malati mentali avessero un rapporto privilegiato con il processo artistico, non addomesticato dalla società, riuscendo in tal modo a dare vita a un'arte “pura”. Navratil sosteneva che la gente malata di mente ci mostra ciò di cui saremmo capaci se potessimo soltanto liberarci dai vincoli imposti dalla società. ...
  • Dalla Sagra delle patata di Montese all’Inchiesta agraria di Stefano Jacini

    Ci sono sagre e sagre: quelle inventate, quelle utili solo a livello turistico e quelle che cercano realmente di recuperare il legame con il territorio e con la specificità delle cucine locali, frutto di saperi e pratiche di lunga durata, in continua trasformazione, presenti nella vita quotidiana o festiva delle popolazioni. Lascio a Ernesto Di Rienzo il compito di approfondire meglio il fenomeno “Sagra” in Italia, con il suo saggio “Effetto Sagra: gastronomie di piazza nel Lazio rurale contemporaneo”, quello che mi interessa è sottolineare come gli organizzatori di una sagra ormai storica quella della “Patata di Montese e del Parmigiano reggiano”, che vanta ormai 35 anni di vita, abbiamo sentito il bisogno di sostanziare il loro operato ospitando un seminario di studi dedicato alla riscoperta degli antichi mestieri artigianali e delle antiche ricette locali. ...
  • Bambole che si mangiano: i pani votivi

    Pupazza Frascatana

    “Nel Wermland, in Svezia, la contadina col grano dell'ultimo covone impasta un pane in forma di bambina che viene mangiato da tutti i membri della famiglia e rappresenta lo spirito del grano in forma di fanciulla”
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  • Il mito della casalinga italiana: Sofia Loren

    Accade che, mentre scorri la timeline di Facebook ,“inciampi” in una pubblicità che ti strappa un sorriso, è quella della Rizzoli che invita a seguire i consigli di cucina di Sofia Loren. Scopro così che la casa editrice ha rimesso in commercio un libro della diva uscito del 1971: “In cucina con amore”, ora in libreria lo troviamo in una versione arricchita di contenuti speciali, ma sostanzialmente rimasta intatta proprio per volontà dell'attrice. ...
  • Cucina povera: fame e menzogne

    La fame? Il miglior ingrediente di quella che viene definita “cucina povera”.  La scarsità di risorse alimentari, condizione costante nella vita dei contadini, ha così generato quelle che Ottavio Cavalcanti definisce “menzogne alimentari”, stratagemmi e abili sofisticazioni  nate per mascherare condizioni di vita disagiate, tavole povere o percepite come tali. ...