L’insetto nel piatto

Come era facilmente intuibile la notizia che l’Unione Europea ha autorizzato – con il Reg. 2023/5 del 3 gennaio 2023 – la società vietnamita Cricket One Co. Ltd a immettere sul mercato europeo la polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) ha creato grande scalpore.

L’autorizzazione è avvenuta a seguito dell’adozione del parere scientifico positivo da parte di EFSA circa la sicurezza alle condizioni e ai livelli d’uso proposti. Quindi, la farina di Acheta domesticus, è stata inserita nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti (novel food). Si tratta del terzo insetto approvato per il consumo. Nel febbraio 2022 era stata la volta della larva gialla della farina (Tenebrio molitor) con il Reg. 2022/169 e nel novembre 2021 della locusta migratoria con il Reg. 2021/1975.

La Cricket One Co. ha richiesto l’impiego della farina di grillo nei seguenti prodotti:
pane ,panini multicereali, cracker, grissini, barrette ai cereali, e premiscele secche per prodotti da forno, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione in generale.

Nel suo parere scientifico l’Autorità ha concluso che la polvere parzialmente sgrassata del grillo domestico è sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti e soddisfa le condizioni per l’immissione sul mercato conformemente all’articolo 12, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2015/2283 (che stabilisce norme per l’immissione di nuovi alimenti sul mercato dell’Unione, e che consiglio caldamente di leggere.

Forse non ci rendiamo conto di cosa significa un passo del genere, c’è una piccola grande rivoluzione in atto nel mondo dell’alimentazione, ma la comunicazione che supporta il cambiamento è fuorviante, poco precisa completamente focalizzata più a far scalpore piuttosto che a supportare e veicolare i dati riportati dalla ricerca scientifica. Ormai si sa la corsa al click o allo scoop sensazionalistico corre più forte di ogni altra dinamica, etica compresa.

farina di grillo

Il problema è infatti quello della percezione dei rischi da parte delle persone, che non si muove dalla razionalità, bensì dalle emozioni, dalla paura dell’ignoto. È qui che nasce la paura nella scienza e nella tecnologia (che ne è la sua applicazione pratica): La domanda da porsi è: “dove ci porterà tutto questo? Chi gestirà a livello industriale le nuove tecnologie? Che conseguenze avrà sulle persone e sulla loro salute?”

Sono domande importanti, perché la paura di ciò che è ignoto orienta pregiudizi e scelte, e può limitare le soluzioni per assicurare il benessere di tutti.

Questo terrorismo alimentare – in cui si è arrivati a demonizzare l’uso in vigore da anni di un insetto come colorante (la cocciniglia) – si traduce nella generale sensazione di un’imposizione subita dai consumatori, condotta senza che essi ne siano a conoscenza.

Fare notizia senza un opportuno approfondimento, mirando alle emozioni, distorcendole, crea solo paura con l’unico risultato di far prendere decisioni errate.

Un esempio in tal senso lo fornisce NaturaSì che si oppone al cibo sintetico e farine da insetti. La nota insegna del biologico ha avviato una campagna di comunicazione social, ripresa anche in diversi punti vendita tramite cartellonistica all’ingresso, per opporsi apertamente a cibo sintetico e alimenti prodotti con farina di grillo, larve e insetti. L’attacco verte proprio sulla salubrità di tali alimenti, ma innesca una nuova polemica da parte di vegani e animalisti: “Gli insetti no, ma gli altri animali sì? Qual è il principio di vita?”.

L’alimentazione è un tema importante, che contempla svariate sfaccettature; etiche, morali, religiose e salutistiche ecco perché è importante informarsi, nel proprio rispetto e nel rispetto reciproco.

Leggere le etichette è stato, e sarà sempre, un nostro compito come consumatori. La commissione non impone il consumo dei novel food, sarà sempre nostra la scelta se consumare o meno farina di grillo o di altri insetti. Come antropologa mi colpisce molto la preoccupazione, ora al centro dell’attenzione, anche da parte del consumatore meno avveduto per la manipolazione e l’etichettatura degli alimenti a base di insetti. Non reputo questo fatto negativo, anzi, ma come un risultato concreto, pratico, di tutto questo macello mediatico: il consumatore si documenterà, adottando comportamenti alimentari che andranno a migliore la sua educazione alimentare.

In proposito l’IPIFF (International Platform of Insects for Food and Feed), che ha il compito di promuovere l’uso di insetti per il consumo umano e di prodotti derivati dagli insetti come fonte di nutrienti di alto livello per l’alimentazione animale, ha pubblicato una guida all’etichettatura di questi alimenti veramente molto chiara ed esaustiva, purtroppo è solo in inglese, ma la potete scaricare qui.

Ritornando alla salubrità della farina di grillo, le preoccupazioni più importanti sono relative poi alle eventuali reazioni allergiche di primo e secondo livello che questi alimenti possono dare.

Sicuramente in questo caso l’etichetta (articolo 9 del regolamento (UE) 2015/2283) aiuterà i consumatori a starne lontano. Ma cosa succederà nella ristorazione fuori casa? Quando un piatto viene preparato, nella ristorazione collettiva, viene preparato con i novel food?

Sicuramente andrà indicato sui menù o nelle ricette che li utilizzano, come per altri alimenti allergenici, ma per il consumatore sarà forse più difficile accedere all’etichettatura, su questo sicuramente toccherà lavorare in tutta la ristorazione collettiva.

Un altro problema va poi ricercato in un profondo senso di disgusto verso tali alimenti, la nostra cultura – a differenza di altre (oltre 2 miliardi di persone consumano regolarmente insetti edibili nel mondo) – non è “pronta” culturalmente al loro consumo, da qui una resistenza doppia nelle persone adulte, il cambiamento sarà più naturale per le generazioni future, che avranno modo di abituarsi e cresceranno con nuove tecnologie alimentari in grado di far fronte al grande problema che i novel food sono stati chiamati a risolvere: quello di sfamare una popolazione mondiale che nel 2030 conterà 10 miliardi di persone.

Nella mia recensione del libro di Agnese Codignola, di cui più che mai ora consiglio la lettura, ho cercato di sottolineare il lato luminoso della scienza alimentare, che può sembrare scandalosa ma ha una missione importantissima: salvare noi, il pianeta e tutte le creature viventi che lo abitano. Non è facile, ma dobbiamo ricordarci che cavalchiamo l’onda dell’evoluzione come specie, tutto questo è una nostra responsabilità.

Il mondo in cui viviamo oggi oscilla tra il bel giardino e l’arido deserto che, per i nostri impulsi contrari, finiremo per realizzare. E’ probabile che prevalga il deserto , qualora si ignori il potenziale di distruzione insito nella nostra “amministrazione” e, soprattutto, se continueremo ad abusare ciecamente di questi poteri che abbiamo “appena” conquistato.
(Mihály Csíkszentmihályi )

La scienza ci sta regalando i novel food, non demonizziamoli.

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