E’ passata già una settimana dalla presentazione del libro “Luigi Veronelli. La vita è troppo corta per bere vini cattivi” di Gian Arturo Rota e Nichi Stefi. Di questo libro ho già parlato brevemente quando, leggendone le prime pagine, rimasi incantata dalla “lettera aperta ai giovani estremi“. Proprio grazie a questo post, Arturo e io iniziammo una bella corrispondenza fatta di scambi di idee, riflessioni e modi di concepire l’Uomo e il mondo venata di quell’impronta veronelliana che per Arturo è naturale, e che io ho sempre sentito mia.
Questo piccolo prologo è importante per capire perchè ho tanto voluto che il 4 maggio 2013 il libro fosse presentato a Castro dei Volsci, bellissimo borgo della Ciociaria. Al piacere di avere gli autori in quel luogo si è unito quello di conoscerli di persona. Per Arturo una conferma; Nichi, invece, una piacevole sorpresa, uomo saggio e meditabondo. Li ha accompagnati Giuseppe Mazzocolin, che mi ha aiutato nella moderazione, un personaggio che di Veronelli è intriso, nella pratica del suo lavoro di produttore.
Così, nell’antica Torre dell’Orologio di Castro dei Volsci, in un centro storico tra i più belli d’Italia, abbiamo parlato per più di due ore e mezzo di chi fosse Luigi Veronelli, non solo come uomo legato al vino e al cibo, ma della sua visione strettamente legata a questi ambiti basata sul rispetto e la libertà:
Veronelli rispetta il vino e il cibo perchè dentro c’è la fatica contadina
Rispetto per la fatica di un lavoro duro, tremendo, ammorbidito dai cicli della natura sacralizzati nel calendario contadino, che in lui non si trasforma mai in retorica. Ecco perchè ho sempre amato questa figura d’uomo, per me ago della bilancia quando nel mondo dell’enogastronomia tutto diventa troppo elitario, e quindi impoverito dei suoi reali valori, troppo spesso mercanteggiati, come tutto ciò che oggi ha un prezzo.
Ho condivido alcune riflessioni di questo genere con Arturo e Nichi durante la presentazione del libro, di fronte a una platea attenta e pronta a intervenire, passando anche attraverso un dibattito. Ma forse il bello è stato proprio questo, ci ha permesso di non rimanere solo nel campo della pura teoria, ma di vedere in che modo rendere reali, pratici, gli ideali di Veronelli.
La sera è stato pure convivio, davanti al menù ciociaro proposto dalla Locanda del Ditirambo, con le labbra saporose di vino, abbiamo continuato a parlare di un uomo che, nel piccolo e nel grande, ha cambiato il modo di concepire il frutto del lavoro della Terra.
Infine, una nota personale: Arturo, Nichi le vostre dediche sulla mia copia del libro sono bellissime, grazie!
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