Lettera aperta ai giovani estremi di Luigi Veronelli

Ho sempre amato molto Veronelli, una delle poche voci coerenti nel mondo dell’enogastronomia, che faceva del mondo contadino poca retorica, perchè più si vive lontani dalla natura e dai suoi ritmi e più è facile intridersi della più artificiosa retorica naturista.

Così mi sono fatta un regalo e ho acquistato la sua biografia a cura di Gian Arturo Rota e Nichi Stefi (una co-edizione Giunti – Slow Food Editore), la leggo quasi famelica e mi blocco a pag. 18, inciampo maldestra nelle sue parole e mi metto a riflettere… E allora voglio riflettere e condividere con voi questa lettera scritta di suo pugno. Forse anche per consolarmi un pò.

“Che cosa può darvi un uomo della mia età se non i dati dell’esperienza? Solo oggi, più che settantenne, vedo con chiarezza: il potere ha utilizzato – con un vero e proprio capovolgimento dei propositi – ciò che era nei nostri sogni.
Anzichè far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc., renderne più rapido e sicuro l’asservimento. Ogni scoperta e ogni invenzione – nate tutte (oso credere) dal proposito di essere vataggiose all’uomo – sono state deviate ed utilizzate, contro l’uomo.
basta guardarsi attorno, con un minimo di senso critico e morale e ci si accorge che tutto, ma proprio tutto, viene attuato per renderci servi.
Un tentativo che – pur essendo tutt’altro che escluse le violenze e le atrocità dei vari fondamentalismi (sono tante le maschere, religione ed etnia in primisi) – aggredisce l’uomo, con i mezzi suadenti delle comunicazioni di massa.
Chiaro ed orrifico il fine: non più individui, non più cittadini, non più un popolo, ma milioni di uomini e donne, senza volto nè storia, servi.
Ripeto: la macchina del potere ha posto al proprio servizio gli uomini di lettere, di cultura e di scienza, i giovani “più in vista” e i politici.
Uomini di lettere, di cultura e di scienza. Comprati.
I giovani più in vista. Utilizzati come paladini dell’ndustria e del capitale, i migliori nello sport, nello spettacolo, nel trattenimento e nelle arti. Giovani che, per denaro esaltano – forse incansapevoli – una programmazione emmerdosa.
I politici nazionali e no… La comunità europea – in cui avevamo pur posto speranze – ha emanato norme sudbole e fintamente igieniche per metter fuori gioco, a favore di industria, conserve, salse, formaggi e salumi prodotti in modo artigianale, senza rischio reale alcuno da millenni.
In modo più spettacolare e continuo, i mass-media, le pubbliche relazioni, le promozioni e la pubblicità. ad ogni ora del giorno, persuasori tutt’altro che occulti, esaltano ciò che dovrebbe civilmente essere condannato. Fanno consumare le stesse cose in ogni anglo del mondo, costringono a consumi non necessari anche i più poveri, impongono alimenti geneticamente manipolati di cui si ignorano gli effetti a tempo lungo sull’organismo umano – i cosiddetti alimenti transgenici, che propongono l’uniformità dei gusti – ed annullano il mutare delle stagioni.
Mi limito ai due prodotti-simbolo: la coca cola e l’hamburger (se dis inscì?), uguali – pensa tè – in ogni luogo del mondo. Se vi sono una bevanda ed un cibo vecchi – che sentono e sanno di vecchio – questi sono proprio la coca cola e l’hamburger. L’uno e l’altra monotoni e statici. L’uno e l’altra tuttavia esaltati come fossero prediletti dai giovani, nel futuro dei giovani. Perchè lo bevano e lo mangino – i giovani dico – gli debbono costruire attorno un “castello” (un castello? Un finimondo) di pubblicità e promozioni plurimiliardarie…
I giovani prediligono – ed io vorrei esigessero – il nuovo e il diverso. Tutto nuovo e tutto diverso – soazio alla creatività – certo, ci viene da infinite evoluzioni, dalle millenarie lotte e sofferenze di uomini perseguiti, nuovo e diverso. I giovani si sono resi conto che la tradizione e la cultura sono non un piedistallo, bensì un trampolino di  lancio. nuovo e diverso presentati con una serie di interventi critici, di note culturali e di provocazioni, così da esaltare proprio nel nostro sangue e nelle nostre idee, luci e coraggio.
Ho parlato di tradizione e di cultura. Un distinguo. Necessario.
Ciò che ci concedono e ci presentano i detentori del potere, con le immense possibilità di corruzione del denaro, anche quando ci viene presentato come cultura o peggio (peggio da che vi è il tentativo di maligna subornazione), come contro-cultura è, nei fatti, sottocultura. Noi siamo – e qui lo dico da anarchico – la cultura, per definizione sempre impegnata e nel domani.
ineffabili e cinici mascherano il tutto con campagne puritane: opererebbero per la purezza e la salvezza del genere umano.
Nei fatti si rischia che la terra non basti agli uomini, perchè l’ndustria e l’agricoltura industrializzata stanno desertificando e avvelenando i terreni con la ricerca, senza limiti, del profitto.
la tragedia del genere umano sta per gingere al suo compiemento, proprio con la desertificazione, il degrado, la reale morte della terra. E’ terra la madre di ciascuno di noi, la terra singola, la terra da cui siamo nati, la terra che camminiamo, la terra su cui ci adagiamo, la terra di cui cogliamo i fiori spontanei ed i frutti, la terra degli olivi e delle vigne, la terra che coltiviamo di fiori, di frutta e di ortaggi, la terra che ci dà le raccolte, la terra su cui facciamo l’amore.
Sono stati così “capaci” e potenti da portarci al contrario di tutto. Il progresso anzichè all’uomo dovrebbe servire al potere.
Proprio il progresso che ha l’imperativo categorico di distruggerlo, il potere.

Su quali giovani contare? Sui giovani coraggiosi, propositivi, dialettici, attenti ed esigenti.
Giovani che sappiano opporsi al capovolgimento dei fatti. Se i fatti denunciati sono veri – e non vedo alcuno che possa smentirmi – è necessaria e urgente – nessuna possibilità di rinvio – l’eversione e la sovversione. Cercano d’imporci – la suadenza, la musica, i comici, il cimena, quant’altro – le scelte quantitative. Tu, giovane, fai opera di eversione e di sovversione, esigendo per te e per i tuoi compagni, la qualità. Ho avuto modo, per la loro civile frequentazione, di conoscere meglio, tra i giovani, alcuni impegnati nei Centri Sociali e nei Circoli Anarchici. Li ho trovati coraggiosi, propositivi, dialettici, attenti ed esigenti.
Penso che siano i soli a poter svelare e rendere evidente agli altri giovani, il tentativo in atto contro di loro, in quanto contro la libertà della terra…
Il nostro avvenire, e quello dei nostri figli è in gioco, proprio – e in maniera più diretta di quanto si creda – sulle necessità prime del mangiare e del bere.
Non è affatto un caso che coltura e cultura abbiano identica etimologia. Coltura significa coltivazione del terreno. cambi la o in u, cultura, ed hai il complesso delle conoscenze intellettuali. “Il terreno arato non si distingueva da quello non ancora messo a coltura” leggi in Carlo Cassola. “Colui che ha cultura non è davvero tale se non è dominata, trasformata e assimilata dall’ingegno”, afferma Benedetto Croce.
Il progresso – lo vediamo in ogni fatto di cui ci occupiamo in modo sereno – è proprio coltura e cultura…
Voi potete essere i catalizzatori della riscossa, sia che vogliate assumere responsabilità nel nuovo sistema, sia no.
Giovani, ponetevi in modo critico di fronte al progetto di globalizzazione. Progetto che, nei fatti, è già in corso. Progetto che implica il ritorno di ciascuno che non abbia capitale alla schiavitù”. (Ex Vinis, n. 43, ottobre/novembre 1998)

 

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